Proemio

E’ difficile ritrovare l’origine e l’epoca di fondazione non del ” Nobile Collegio degli Aromatari “, ma quelle dell’ ” Universitas Aromatariorum ” che chissà da quanti decenni lo precedette, e che ebbe l’alto onore di dargli il nome. Questa ” Universitas “, che indubbiamente era una corporazione a difesa d’interessi di classe, doveva certo essere costituita da valentuomini, se fu scelta come fiduciaria per assumere la gestione della ” Collegiata di San Lorenzo in Miranda “, ospitata nel Tempio di Antonino e Faustina al Foro Romano. (Fig. 1 e 2).

Verso la fine del suo pontificato, Papa Martino V (Ottone Colonna) con bolla 8 marzo 1429, soppresse detta ” Collegiata di San Lorenzo in Miranda ” affidandone la gestione amministrativa e concedendone in perpetuo le rendite all’ ” Università degli Speziali” (Aromatari).

In detta Bolla volle il Pontefice che, quale attestato della più alta estimazione per la classe dei Farmacisti, l’Università assumesse il titolo onorifico di ” Nobile Collegio “. Eccone dunque l’origine storica, ben più antica dell’8 marzo 1429.

La Bolla, per quanto, oltre a disposizioni d’indole amministrativa, religiosa e assistenziale, contenga concessioni di privilegi professionali, conferimento delle matricole (diplomi), apertura di nuove Officine, relative ispezioni, vigilanza sulle drogherie e commerci affini, non è molto dissimile da altre, emanate dallo stesso Pontefice, forse con in lento di assestamento corporativo che egli si era prefisso di raggiungere nella liberale elevata sua mente, e che certo contribuì a procurargli il nome di ” Papa Ghibellino “. In corrispettivo dei privilegi concessi, era fatto obbligo alla Corporazione rinnovata di costruire un piccolo ospedale per gli speziali poveri e provvedere alle spese del culto.

 

La Bolla di Martino V fu seguita da altri Brevi forse più importanti (specie quello del Cardinale Rezzonico); ma prima di parlarne riteniamo opportuno far precedere l’esame di tutto il materiale legislativo, che riguarda la storia del ” Nobile Collegio. Chimico Farmaceutico di Roma “, con un quadro un po’ dettagliato degli avvenimenti che accompagnarono e seguirono la elezione di Martino V, la quale segnò definitivamente la fine del periodo Avignonese, chiudendo la vergognosa epoca dello Scisma di Occidente che quello fu conseguenza.

Così vedremo come, data la vita travagliata del Pontificato Restauratore, non sembri molto probabile che l’emanazione della famosa Bolla sia stata oggetto di uno speciale interessamento per la nostra classe, atavicamente non molto quotata.

 

Come ho già detto, la costituzione del ” Nobile Collegio degli Aromatari può essere stata un fallo di cronaca corporativa, come quella del Collegio dei Protonotari, dei Medici, degli Avvocati e di un’altra larga serie di Arti e Industrie Minori. E’ però bene stabilire fin d’ora, che fu merito degli Speziali Collegiali di mantenere in vita, migliorandone sempre più le condizioni, questo Organismo, che ebbe sul serio nella storia della Farmacia Romana pagine gloriose.

 

E ciò vedremo con compiacenza di nepoti devoti e riconoscenti. Ed eccoci al quadro storico che abbiamo preannunziato. Con l’elezione di Papa Alessandro V (Pietro Filargo di Candia), già arcivescovo di Milano, s’era sperato di porre riparo al disordine che lo Scisma suddetto recava al Cattolicesimo universale; ma fu indarno. Eletto nel Concilio di Pisa, Alessandro V era venuto ad aggiungersi agli altri due papi: Gregorio XII e Benedetto XIII, Per primo atto dopo la sua elezione, egli aveva rivolto la sua opera di risanamento del Pontificato contro il rivale più forte Gregorio XII, ch’era appoggiato da Ladislao Re di Napoli, principe di grandi vedute, il quale si era già impadronito di Roma e del patrimonio della Chiesa che gli era stato venduto da Papa Gregorio, per il modesto anno tributo di 75.000 fiorini.

Alessandro V aveva costituito una lega, alla quale parteciparono Firenze e quasi tutte le città Toscane. Il maggiore contingente fu dato dalle bande mercenarie del Cardinale Legato di Bologna, Baldassare Cossa, il famigerato Papa Giovanni XXIII.

 

II comandante dell’esercito federale Malatesta dei Malatesti, incominciò felicemente l’impresa: tratto destramente a sé il comandante delle milizie napoletane Paolo Orsini, seppe aprirsi la via di Roma.

1 Romani, liberatisi di Ladislao, offersero la Signoria a Papa Alessandro V, il quale, in compenso restituì alla metropoli i suoi ordini liberi. Ala, poco tempo dopo il suo ritorno in Roma, l’infelice Pontefice spirava. Avvenuta appena la morte di Alessandro V, si risvegliò nell’animo del Cardinale Legato di Bologna il vecchio spirito corsaro, perché comprese ch’era giunto il momento di farsi eleggere Pontefice, malgrado non avessero ancora rinunciato al trono papale Gregorio Xll e Benedetto Xlll. Preso il nome di Giovanni XXIII, non si trovò male in mezzo al battagliare di quello Scisma, e pensando poco a Dio e molto ai fatti suoi, andò vagando per varie città d’Italia; indi convocò il XVI Concilio Ecumenico a Costanza, in cui fu rappresentala l’allegra commedia della destituzione simultanea dei tre Papi. Ad aumentare la confusione di questo dissidio di persone, fermentavano ancora in tutta la Boemia i residui dei dibattiti dello Scisma Hussita.

La storia della riforma religiosa di Giovanni Huss si collega con quella del movimento religioso promosso da un lato dal rinascimento scientifico e letterario, e dall’altro dal decadimento morale della chiesa cattolica, gavazzante in mezzo a scandali di ogni maniera.

Giovanni Huss ha una storia troppo nota perché qui la si pensi ripetere ; del resto le predicazioni delle sue riforme, fatte in lingua czeca, dettero subito alle riforme stesse un sapore di nazionalità. In mezzo all’invasione che il germanesimo aveva fatto nella Boemia, il popolo czeco vide nell’atto riformatore del suo grande compatriotta un elemento potente di riscossa, e lo afferrò.

Preoccupato Re Venceslao dell’interdetto minacciato su Praga da Papa Giovanni XXIII, consigliò Huss ad allontanarsi dalla Boemia; ma ormai il riformatore non poteva ricalcitrare e durante il suo esilio pubblicò il famoso trattato ” De Ecclesia “, che conteneva l’essenza della riforma religiosa inspirata dalla legge di Cristo, contrapposta a quella della Chiesa Papale. Egli accarezzava il patriottismo del popolo czeco, presentandogli la riforma stessa come una rivendicazione della libertà di coscienza preparatrice della civile libertà.

Il grande riformatore, come tanti altri, scontò sul rogo il peccato delle libere predicazioni (6 luglio 1415).

Nobile Collegiale Mario Poce

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