di Claudio Strinati
Mancano studi sistematici sul patrimonio pittorico della chiesa di San Lorenzo degli Speziali. Singolarmente accanto ad opere celeberrime come la pala della cappella Porfirio del Domenichino e quella dell’altare maggiore di Petro da Cortona, ve ne sono altre pressoché inedite o, comunque, misconosciute.
Le fonti pubblicate aiutano poco in tal senso. Non esiste una storia antica della chiesa e dei suoi arredi. Le guide del Seicento, Settecento e Ottocento, dicono pochissimo e non sono mai state effettuate in tal senso ricerche sistematiche d’archivio che consentano di raccogliere notizie di prima mano.
A fronte di una situazione così poco favorevole, vanno segnalati, invece, i molti restauri fatti negli ultimi anni, che hanno restituito buona conservazione e leggibilità a molte opere che apparivano gravemente degradate.
Così la pala raffigurante i SS. Filippo e Giacomo che venerano la Vergine col Bambino di Raffaello Vanni, estremamente importante per la storia della pittura a Roma nella seconda metà del Seicento, è stata recuperata da uno splendido intervento, La Decollazione del Battista sul secondo altare a destra, ridotta da tempo ai limiti della illeggibilità, è stata restaurata con risultati ottimi e appare adesso come opera cruciale del primissimo Seicento a Roma, di influenza, e presumibilmente di esecuzione, fiamminga, mentre attende ancora un intervento conservativo il Martirtio di S. Lorenzo, posto di fronte, che sembra riferibile ad una mano molto affine e mostra una qualità interessante su cui, in questa sede, si è tentato un primo inquadramento.
Importantissime, poi, e anche queste quasi sconosciute, sono le opere Settecentesche, dalle due grandi tele, eseguite certo in una stessa bottega ma da due pittori diversi, raffiguranti la Sacra Famiglia in cammino e La Famiglia della Vergine (sovrastate da un affresco purtroppo molto consumato e mal giudicabile, ma che sembra eseguito da una mano affine), agli affreschi con Storie della Vita della Vergine (anch’essi sovrastati da una lunetta con l’Incoronazione, molto danneggiata) databili forse poco dopo e che sembrerebbero eseguiti da una mano vivace ed estrosa, completamente estranea all’accademismo imperante degli anni venti e trenta del Settecento a Roma e non ulteriormente reperibile in altre chiese della Città Eterna. Un ulteriore enigma cui si cerca qui di indicare una possibile ipetesi di ricerca.