La necessità di frantumare e polverizzare materiali si presentò già in epoca remota e una prima sede alle operazioni fu offerta dalle concavità naturali. La frantumazione per percussione, inizialmente in mortai di pietra, sembra aver preceduto net tempo anche la molitura con la macma. Ma mentre già nel XII secolo per la molitura viene imbrigliata e sfruttata la forza naturale dell’acqua nelle vane fattispecie di mulini terragni o galleggianti, è di un secolo posteriore l’uso della stessa forza per sollevare magli e pestelli. D’altro canto la necessità di frantumare tanti prodotti in piccole quantità in mortai di diverso materiale, contribuì a diffondere ed anche a specializzare l’attrezzo. II nome stesso, “mortaio”, affonda le sue radici nella notte dei tempi ed arriva a noi attraverso il latino volgare mortarjius, che si rifà ad un più antico mortare (fare le parti) come derivato da Morta, una delle Parche, in forza di un radicale mer (attrarre per forza magica la propria parte) dal verbo ittita mark, fare in parti.

Anche la Bibbia ne testimonia l’antico uso (Numen, capo XI, v.8) “La manna veniva pestata nel mortaio per preparare focacce”. Nelle civiltà passate il mortaio fu sempre ricavato in pietra, se si escludono le aree, tutte extraeuropee, nelle quali non è presente una roccia sufficientemente compatta per la bisogna (ad esempio, lungo la fascia corallifera dell’Oceano Pacifico) ove essenze e forme vegetali offrirono validi surrogati. Rimangono esemplari nelle rocce (marmi e no) della più diversa natura e composizione, che vanno dal porfido al granito, at serpentino, fino ai calcari compatti.

In alcuni casi erano i materiali da frantumare che condizionavano le caratteristiche chimiche o meccaniche che i mortai dovevano offrire: l’amalgama d’argento per le otturazioni odontoiatriche necessitava di un mortaio di vetro; le perle e Le pietre preziose di mortai di porfido o di agata. I mortai in bronzo sembrano comparire in Europa, con derivazione medio-orientale, non prima del XII secolo; ma è soltanto con il successivo sec. XV che il loro uso, divenuto sufficientemente comune, partecipa, soprattutto per l’Italia, all’alto tenore di vita e a! gusto raffinato che impone anche per le suppellettili domestiche la ricerca dello splendido. Non mancano, già nel sec. XV, mortai in ferro, di fusione, di dimensioni non grandi, a causa delle difficoltà che il getto di una notevole massa di ferro avrebbe comportato.

La datazione di un mortaio antico non è quasi mai una operazione non contestabile, tranne quei pochi casi in cui ci si trova di fronte ad un oggetto datato e documentato dal tempo della sua esecuzione. Imitatori dei bronzi dei secoli XV-XVI operano soprattutto nell’800 in forza del gusto neorinascimentale che spesso non necessitava di rivivere l’oggetto con il nuovo gusto dell’epoca, ma, date le ridotte dimensioni, sotto la spinta della nuova richiesta, ne eseguiva una facile moltiplicazione attraverso stampi a ricalco.