Si tratta di due grandi tele databili con certezza al 1708 perché tale data compare sul retro e certamento spetta anche alla seconda. Sono opere di alta e finissima qualità, estranee alla tipica scuola romana di tipo marattesco ma in realtà più collegate alla tradizione del rinnovamento dell’arte sacra di oringine nord italiana e lombarda in paricolare. Non è possibile allo stato attuale delle ricerche proporre un nome preciso per queste due opere peraltro eseguite da due mani diverse, inisieme monumentali e delicate, ma è probabile che possano essere studiate in rapporto alla presenza romane del grande maestro cremonese Giovanni Battista Natali, morto a Roma nel 1696, che lasciò nella città eterna una fiorente scuola. Tra l’altro le fonti ricordano che una figlia del maestro, Maddalena, lavorò appunto a Roma come pittrice ed è lecito pensare che i due quadri di S. Lorenzo siano collegabili alla sua probabile attività.